Il Dante popolare di Raffaele Cera

di Gian Pasquale La Riccia

Una antica storia, risalente al tardo Cinquecento, narra di Dante che, esule a Verona, andando per strada, abbia udito, da una bottega, un artigiano che proferiva ad alta voce i versi del Poema Sacro, storpiandone delle parti e mettendone in ridicolo il senso più profondo. Il “ghibellin fuggiasco“, entrato nella officina, iniziò a buttare all’aria i diversi attrezzi del malcapitato e, alle rimostranze di quest’ultimo, disse semplicemente che voleva rovinare l’arte di colui che aveva fatto lo stesso per lui.

         Vera o immaginata che sia questa vicenda, ci dà una conferma della diffusione dei versi della Divina Commedia tra un pubblico proveniente da qualsiasi ceto sociale.

         Ed è quello che deve aver pensato, a suo tempo, Joseph Tusiani quando nel lontano 1965 iniziò a comporre Dante’s Divine Comedy. As Told for Young People, una rilettura in chiave moderna del poema dantesco per presentarlo ai giovani americani.

Ed è quanto ha considerato Raffaele Cera nel momento in cui ha deciso di rendere fruibile anche per i lettori italiani tale opera tusianea facendola tradurre egregiamente da Cosma Siani e decidendo di distribuirne varie copie a molti allievi delle scuole di ogni ordine e grado della comunità scolastica sammarchese.

Perché Dante non può essere racchiuso nelle aule cattedratiche ed universitarie né può limitarsi alla lettura di gente dotta e colta, i cosiddetti poeti laureati di montaliana memoria.

I giovani studenti sammarchesi, pertanto, sono grati del lavoro e dell’impegno del preside Cera che, anche se in pensione, continua ad elargire benefici e vantaggi al mondo della scuola locale.

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